E’ frequente che i famigliari di chi soffre di depressione avvertano un senso di colpa, in quanto si sentono parzialmente responsabili dell’infelicità del caro. Questa convinzione si traduce nel timore di non fare abbastanza per aiutare e rendere felice la persona che sta male. Purtroppo i famigliari non possono, da soli, ridare a un depresso la gioia di vivere e la fiducia nella vita. La depressione è una patologia complessa, dipende da un’interazione di cause psicologiche, biologiche e sociali e da eventi scatenanti.
Recenti ricerche psicologiche hanno evidenziato che la tristezza tende ad estendersi alle persone che entrano in contatto con la persona depressa. Nei famigliari si possono risvegliare tendenze depressive latenti, peggiorando il loro umore.
E’ frequente sentirsi senza speranze e scoraggiati, soprattutto dopo un lungo periodo di depressione. In questi casi prende il sopravvento la preoccupazione e il timore di non riuscire a vedere la luce alla fine del tunnel.
La rabbia verso un caro che sta male è forse il sentimento più difficile da gestire. Nasce dalla sensazione che il depresso si pianga addosso, insceni tragedie per piccolezze e che faccia poco per star meglio. E’ utile sapere che, invece, è in una condizione di sofferenza psicologica da cui non può uscire con la sola forza di volontà, anzi la depressione paralizza la volontà e la capacità di agire.
Il primo passo è chiedere aiuto a dei professionisti. E’ importante costruire una rete di aiuti fin dai primi sintomi, per evitare che peggiorino. Chi soffre di depressione ha probabilmente bisogno di un supporto farmacologico da parte di uno psichiatra e di una psicoterapia. E’ possibile contattare i professionisti online o rivolgendosi al medico di base per avere indicazioni. I primi incontri di consultazione saranno utili per inquadrare la situazione ed impostare un percorso adeguato.
Assicuratevi che segua le terapie. E’ importante cercare di capire se assume correttamente le medicine, ma può servire anche motivare la persona a presentarsi alle sedute con la psicologa psicoterapeuta. Potreste offrirvi di accompagnarla e aspettare in sala d’attesa, se vuole, in quanto è un momento molto personale e delicato.
Cercate di capire quali sono gli orari in cui è più triste. Ad, esempio, è probabile che nei momenti vuoti inizino dei pensieri negativi. Si può aiutare chi soffre di depressione telefonandogli o di chiedendogli di uscire. Sono prevedibili anche risposte negative, ma non mollate, ve ne sarà grato e vi sentirete più tranquilli.
I famigliari di una persona depressa possono cercare di contrastarne l’apatia e svogliatezza, senza forzarla troppo né costringendola, cercando di farle mantenere le abitudini quotidiane che ha lasciato o che sta cercando di lasciare. E’ utile anche coinvolgerla nelle attività insieme, sostenendola quando sente di non riuscire.
Per chi soffre di depressione è difficile mantenere una vita sociale. Superata la fase più acuta, tuttavia, è opportuno aiutarla a uscire dall’isolamento e riprendere gradualmente le relazioni iniziando con i parenti e gli amici più fidati.
Uno dei sintomi della depressione è l’alimentazione: si può avere troppa fame o inappetenza. Nel caso della perdita di appetito, potreste cucinarle dei piatti non eccessivi, ma gustosi e ricchi di vitamine e proteine. Invece, se si riscontra la tendenza a mangiare troppo, si può aiutare chi soffre di depressione riducendo i cibi calorici e preparando grandi porzioni di cibi salutari.
Pur non avendo le competenze di una psicologa psicoterapeuta, anche i famigliari possono cercare di aiutare chi soffre di depressione, supportandolo, offrendosi di ascoltare e domandando come sta e cosa preoccupa. La comprensione e la vicinanza emotiva aiutano a non sentirsi ancor più sbagliati.
E’ importante anche saper gestire le lamentele. Aiutare chi soffre di depressione non significa farsi fagocitare del pessimismo generalizzato, ma sostenerlo nel vedere anche le possibili vie d’uscita.
Chi soffre di depressione percepisce le situazioni attraverso il filtro del pessimismo e può prendere decisioni dettate da stati d’animo profondamente negativi. Suggerite di rimandare le decisioni importanti (interrompere un rapporto affettivo, cambiare lavoro o licenziarsi, fare acquisti o vendite importanti) a quando, risolta la depressione, tornerà a vedere le cose nella giusta luce.
Non banalizzate e non accusate la persona e la depressione. E’ importante evitare frasi del tipo “è colpa tua se le cose non cambiano”, “non ti impegni”, “devi essere tu a cambiare”, “smettila di cercare attenzione”, “devi smuoverti”. Queste considerazioni aumenteranno il senso di colpa, inadeguatezza e di inutilità.
Non sminuite le sue preoccupazioni e vissuti, ma bisogna accogliere queste sofferenze. Evitate frasi come “pensa a chi sta peggio di te”, “non hai nulla di cui preoccuparti”. Serve donare semplicemente la propria presenza, a volte senza dire nulla per far sentire il depresso meno solo nel suo buio.
Non sottovalutare il rischio di suicidio. E’ uno dei sintomi depressivi e a volte non rimane un semplice pensiero di morte. I famigliari devono porre una grande attenzione, parlarne apertamente e, possibilmente d’accordo con chi soffre di depressione, comunicare ai curanti eventuali segnali di allarme. Non sottovalutate i comportamenti “sospetti” come fare testamento, regalare oggetti con un particolare valore affettivo, lasciare messaggi o lettere e salutare come se si stesse per partire. E’ importante porre attenzione anche ai pensieri dichiarati relativi alle idee di colpa (“La mia famiglia starebbe meglio se non dovesse sopportare la mia presenza”), alla sensazione di inutilità (“Che io ci sia o non ci sia non cambia nulla”), alla mancanza di speranza (“Non c’è più niente da fare, non guarirò mai”) e alle idee di rovina (“Ho sbagliato investimenti, rimarrò senza soldi e i miei figli dovranno lavorare tutta la vita per pagare i miei debiti”).
La depressione porta a vivere con un profondo senso di inadeguatezza ed inefficacia. E’ meglio evitare di rafforzare questi vissuti con atteggiamenti di forte preoccupazione e di perenne compassione.
Sconsiglio di farlo vivere come se fosse di cristallo o proteggendolo da tutto. E’ meglio evitare di essere sempre pronti ad accudire, a sostituirsi, a farsi carico di compiti che potrebbe svolgere autonomamente. Pur tenendo a mente la forte resistenza alla vita tipica della depressione, proviamo, gentilmente, a chiedere il suo aiuto, senza costringerlo, cercando di coinvolgerlo in determinate attività, cerchiamo di farlo sentire utile ed efficace.
Non accettare la delega incondizionata. Un meccanismo che tiene in vita la depressione è la delega: si smette di fare una serie di cose e si lascia che sia l’altro a farle. Questo fa sentire sempre più depresso, incapace, inconcludente. Per svincolarsi dalle deleghe è bene cominciare con dei piccoli “No”. Se viene chiesto di fare una cosa al posto suo, si può chiedere almeno di iniziarla o svolgerla insieme. E’ utile anche spiegare che in quel momento non si può davvero anche se si vorrebbe.
Non potete guarire la depressione con l’amore. Una delle credenze più pericolose dei famigliari di un depresso è pensare di poterlo aiutare con il proprio affetto (“Il mio amore ti salverà!”). Questa convinzione molto spesso si traduce in una serie di comportamenti che fagocitano ogni risorsa. Vengono messi in campo tutti i possibili tentativi per aiutare chi soffre di depressione, cercando invano di guarirla con il proprio amore. L’idea che l’amore non è sufficiente risulta inconcepibile perché dolorosa e spaventante. Ogni gesto che non porta al risultato sperato rischia di incistare questa idea salvifica e allontana dalla realtà. Si diventa un ostaggio della depressione e la frustrazione legata all’impotenza di guarire il caro instaura un circolo vizioso. Infatti, emergono vissuti di colpa, impotenza, rabbia e insofferenza. Questo avviene perché non si riesce ad accettare la patologia depressiva e si fatica nel riconoscimento dei propri limiti.
Non dimenticare sé stessi. Stare vicino a chi soffre di depressione è impegnativo sul piano emotivo. Ritagliatevi degli spazi per ricaricarvi e mantenere il vostro equilibrio. Pur mantenendo il profondo rispetto della sofferenza, è importante che la vita sociale e famigliare, anche se a regime ridotto, continuino. Anche se non se la sentirà di partecipare, il fatto che la vita continui farà sentire il depresso meno in colpa.
Non chiedere aiuto. E’ possibile che la depressione di un famigliare trascini anche gli altri in un momento buio. In questi casi, è legittimo chiedere aiuto ad una psicologa psicoterapeuta per ricevere un sostegno psicologico per affrontare tale situazione. Inoltre, se non si sa come aiutare chi soffre di depressione, d’accordo con il paziente, è possibile chiedere indicazioni ai curanti per capire come sostenerlo nei momenti di crisi.